domenica 8 marzo 2009

rom a Genova

giovedì, 12 giugno 2008

Genova: Un palazzo per i rom

19 aprile 2008

Il Comune ha deciso di ospitarli a Cornigliano. Il mese prossimo gli sgomberi

Un condominio per un’ottantina di rom (slavi) potrebbe essere ricavato dalla ristrutturazione di un edificio disabitato in via dei Laminatoi, a Cornigliano. I rom sono quelli che abitano da sempre lo storico campo nomadi di Molassana e che sarebbero trasferiti nel fabbricato pubblico di Cornigliano per lasciare posto, negli stessi container di via Adamoli, a circa 150 zingari provenienti dalla Romania e oggi in gran parte accasati nell’ex Miralanza di Rivarolo.





Nel giro di tre settimane, infine, la vecchia fabbrica di detersivi, dove si sono installati la maggior parte dei romeni senza casa che campano di espedienti sotto la Lanterna, sarà sgomberata in risposta alle lamentele degli abitanti della zona, sempre più insofferenti alla presenza dei rom. Su queste tre direttrici si svilupperà, entro l’estate l’azione, del Comune per tentare di risolvere una volta per tutte il rebus dei rom.

La questione è tra quelle più spinose attualmente nelle mani della giunta Vincenzi. Da mesi se ne occupano tre assessori, talvolta rimpallandosi i problemi: Francesco Scidone (Sicurezza), Massimiliano Morettini (Immigrazione) e Bruno Pastorino (Patrimonio). Sinora l’emergenza è stata affrontata a colpi di sgomberi, che continueranno ad oltranza. Nel giro di un anno, ne sono stati eseguiti almeno una decina.

Il più importante in via Greto di Cornigliano, lo scorso 18 marzo: la baraccopoli lungo il torrente è stata rasa al suolo. Su oltre cento romeni sloggiati, una quarantina sono stati presi in carico dai Servizi sociali di Tursi che li ospita in albergo, si occupa dei minori e cerca di favorire l’inserimento lavorativo degli adulti. Quasi tutti gli altri rom, di volta in volta allontanati dagli insediamenti abusivi sparsi nel Ponente, hanno eletto a propria dimora la vecchia fabbrica al confine tra Teglia e Rivarolo.




Sono almeno duecento i romeni di stanza nell’ex Miralanza. Qui il sovraffollamento amplifica le tensioni dentro e fuori l’accampamento. Dentro l’enorme rudere, che avrebbe dovuto essere soppiantato dall’ospedale di vallata, di recente sono divampati un incendio e una rissa. Fuori, l’insofferenza di chi abita e lavora a Teglia e Rivarolo monta di pari passo con l’aumento del numero di nomadi nella vecchia Miralanza, di cui è proprietario un gruppo immobiliare milanese. Si temono ritorsioni da parte di qualche testa calda. A tal punto che, da giovedì scorso, una pattuglia della polizia municipale sosta costantemente davanti all’ingresso del polo produttivo in disuso. Di notte, presidiano l’area polizia e carabinieri.

Intanto, Morettini, Scidone e Pastorino lavorano alacremente a un piano di sistemazione (e controllo) dei rom a medio-lungo termine. Accantonata l’ipotesi di un terzo campo nomadi, accanto a quelli di Bolzaneto e Molassana, dove abitano rispettivamente oltre 120 sinti italiani e circa ottanta rom bosniaci, dal cilindro della giunta è spuntata una nuova opzione. Quella, appunto, di recuperare un edificio diroccato a Cornigliano, in via dei Laminatoi, traversa di corso Perrone, per trasformarlo in un condominio da destinare ai rom slavi trasferiti lì da Molassana.


L’edificio appartiene al patrimonio di Sviluppo Genova, la società pubblico-privata (tra gli azionisti anche Regione, Comune, Provincia e Camera di commercio) che si occupa di valorizzare le aree industriali dismesse. «In effetti - conferma Alberto Ghio, amministratore delegato di Sviluppo Genova e vicesindaco nel precedente ciclo amministrativo - la giunta ha sondato informalmente la disponibilità dell’edificio per dare un tetto ad alcune famiglie rom». «Non ho ancora ricevuto alcuna richiesta ufficiale - sottolinea Ghio - ma da parte nostra non vedo ostacoli, tanto più che la nostra società è partecipata dal Comune». Il difficile, semmai, sarà trovare i soldi necessari alla ristrutturazione dell’immobile, anche ammettendo che fosse concesso a titolo gratuito da Sviluppo Genova al Comune.

La palazzina, che si trova accanto a un altro edificio abbandonato (di proprietà privata) e non lontano da alcuni condomini densamente popolati, era una caserma della guardia di finanza prima di essere abbandonata al degrado. La fiamme gialle erano in affitto dal gruppo Garrone che, in seguito, ha ceduto la proprietà alla società oggi guidata da Ghio. Che ricorda: «Sull’ex caserma aveva messo gli occhi un privato che avrebbe voluto demolirla sfruttando la possibilità di trasferire le stesse superfici edificabili in un’altra zona della città.

Ma l’operazione non è stata autorizzata ed è finita nel nulla». Ora un intervento di tutt’altro segno si profila in via dei Laminatoi: recuperare il palazzo a fini sociali. Non è un progetto da poco: si tratta di ricavare appartamenti, provvisti di tutti i servizi (gas, luce, riscaldamento, acqua corrente), in una struttura ormai cadente. Ancora non esiste una stima dell’investimento necessario, ma la cifra è ragguardevole. Soldi che il Comune spera di ricevere da Roma, dopo che è sfumata la possibilità di ottenere dal governo di Bucarest fondi per fornire assistenza ai romeni “genovesi”.

Quella di Cornigliano sarà, comunque, una soluzione provvisoria: il “palazzo dei rom” dovrà essere abbattuto per far passare la gronda autostradale. Come pure dovrebbe essere a tempo la presenza dei romeni nel campo di via Adamoli, che sarà adeguatamente ampliato per ricevere almeno 150 rom: «Parliamo - sussurrano a Tursi - di un campo di transito, dove gli zingari possono sostare per brevi periodi».

scritto da: romesinti alle ore 22:54 | link | commenti
categorie: genova

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