giovedì 14 febbraio 2008

è qui la festa?


"Festa, dove esplodono contraddizioni,
dove esistono ancora frazioni,

dove si rimane soli,

dove ancora riempiamo la vita di ruoli"

Festa, Assemblea teatrale musicale

giovedì 7 febbraio 2008

C O L O R S _ W I T H O U T C O L O R S


"lo yogurt è blu". "le mele, in particolare quelle aspre, sono argentate". "l'acqua del laghetto è bianca". Queste sono alcune affermazioni di bambini ciechi tibetani che nella loro vita non hanno mai visto i colori. Io conosco il mondo dei colori, dei volti e dei paesaggi. E conosco il mondo dei ciechi. E spesso mi domandano: "se tu potessi, quale di questi mondi sceglieresti?". La risposta non è facile. Da bambina ho spesso creduto che il mondo dei ciechi fosse un buco nero. Talvolta chiudevo gli occhi e con un brivido pensavo: "così vive un cieco, isolato, sempre dietro a un muro". Quando ho cominciato io stessa, lentamente ma inesorabilmente, a perder la vista, non riuscivo a conciliare la parola "cieco" con la mia situazione: non era diventato buio! Al contrario, dovendo immaginare quello che non vedevo, il mondo intorno a me diventò ancora più colorato e vivace. Riesco a spiegarmelo solo così: il senso della vista è un senso della distanza. Osserva, giudica e valuta. Vedere tiene lontani. Con i sensi che mi sono rimasti sono costretta ad andare vicinissimo, a "toccare" l'avvenimento, il problema o l'ostacolo. E spesso un ostacolo, quando ci si avvicina, si rimpicciolisce. "lo yogurt è blu" e "le mele, in particolare quelle aspre, sono argentate"..Se oggi potessi scegliere, sceglierei questo mondo.

Sabryne Tenberken, co-fondatrice di Braille Without Borders e co-direttrice della prima scuola per ciechi in Tibet.

Adoro questa rivista, quando posso la compro volentieri e mi piace sempre di più, anche il libraio è daccordo con me.
L'ho appena sfogliata, ma ho trascritto le righe della prima pagina - la copertina è in brail, l'immagine in rilievo, mentre il retro è a colori - perchè hanno forza comunicativa e introducono benissimo il rivistone di 120 pagine tutte rigorosamente in bianco e nero.
I collaboratori di fabrica hanno al massimo 25 anni.

mercoledì 6 febbraio 2008

6 febbraio 2008

È da un po’ troppo tempo che mi sento paralizzata

Come se il tempo abbia iniziato ad esser soltanto un’entità da calcolare, come nelle mie formulette di fisica … aiuto!

ad esser sincera se dovessi dire che cosa ho fatto negli ultimi mesi non mi vene in mente molto e quando me lo chiedono non mi va di parlarne, me ne vergogno anche un po’.

Si, decisamente sono paralizzata, frustrata, sola a fare una fatica enorme per raggiungere obiettivi scontati.

E la cosa peggiore è che se mi intestardisco in qualcosa non ne voglio sapere di altro finchè - non - l’ho - risolto - niente e nessuno mi distrarrà da quello.

Oggi invece è spuntato il sole

Dopo mesi di testa chinata sui libri, luce di lampadina accesa ed esercizi inutili, forse sono uscita da questo tunnel, o forse no, è anche un po’ presto per dirlo, se fossi scaramantica non lo scriverei..

Ho il computer vicino alla finestra e mi piace scrivere guardando il sole che si riflette sul mare e i rami dell’oleandro del terrazzo che tremano al vento ancora freddo di gennaio, la voglia di uscire è tanta, respirare a pieni polmoni, buona compagnia...

hermanitos


M. Cannarella, F. Lagomarsino,
L. Queirolo Palmas
Hermanitos
Vita e politica di strada tra i giovani latinos in Italia

pp. 205
€ 18,00
isbn 978-88-95366-04-3

Il libro
Un fantasma si aggira per l'Italia: il fantasma delle bande. A Genova, a Milano e in altre città, i giovani migranti latinos, spesso senza documenti e con la pelle morena, sono divenuti il capro espiatorio del panico e dell'allarme sicuritario. Di loro e per loro hanno parlato stampa, televisioni, esperti, funzionari di polizia e magistrati, riducendo così il fenomeno a una semplice questione di ordine pubblico. Il libro racconta il viaggio di un collettivo di sociologi dentro le organizzazioni della strada - così le chiamano le ragazze e i ragazzi protagonisti di queste esperienze - e traccia i contorni di un mondo fatto di identità diasporiche e pratiche transnazionali, di comunità virtuali, di conflitti e rivendicazioni di rispetto, di violenze subite e di violenze agite, di solidarietà materiale e di fratellanza. Hermanitos (fratelli appunto), banditi in quanto messi al bando, ma non subalterni, anzi alla ricerca di un'affermazione di dignità collettiva nella sfera pubblica.
La ricerca-azione ha permesso da un lato di interrompere la spirale di violenze fra i gruppi, dall'altro di rendere visibili questi territori delle culture giovanili riassegnando parola e capacità di voce ai soggetti. Il percorso di emersione e riconoscimento delle organizzazioni della strada, avviato con successo a Barcellona, proseguito a Genova, oggi in corso a Milano, Madrid, Quito, pone così la sfida di una nuova cittadinanza e di un nuovo protagonismo sociale per i figli dell'immigrazione.

I curatori
Massimo Cannarella, ricercatore nel progetto europeo Transational Research on European Second Generation Youths (Tresegy), presso il Dipartimento di scienze antropologiche, Università di Genova.
Francesca Lagomarsino, sociologa e assegnista di ricerca presso il Dipartimento di scienze antropologiche, Università di Genova.
Luca Queirolo Palmas, ricercatore e docente di Sociologia delle Migrazioni, coordinatore scientifico del progetto europeo Tresegy, Dipartimento di scienze antropologiche, Università di Genova.