sabato 8 settembre 2007

Un personaggio: J.N.

L'ho conosciuto ad un pranzo assolatissimo che accoglieva in un giardino tropicale artisti e personaggi della società locale. Avevamo bevuto l'ultimo bicchiere di vino della serata ammirando le prime ore di luce del mattino dal terrazzino di casa mia e siamo arrivati alla festa schiacciati dal caldo e dal dovere di relazionarci con altri esseri umani. Alla fine della lunghissima giornata, diffidando della mia testa ancora scoppiettante di bollicine, mi sono segnata i nomi e le informazioni raccolte, sapendo che "è un gran casino essere svaniti ed essere soli".

Un nome tra i tanti: Julio N., scultore.
Tempo dopo. Al circolo di belle arti giravano libri di fotografia e mentre ne sta sfogliando uno mi si avvicina indicandomi una sedia che gli piaceva molto. Era la sedia del Bauhaus. Non lo sapeva. Non sapeva nemmeno cosa fosse il Bauhaus. Gliel'ho spiegato. Ero sconcertata: una persona che veniva considerata da tutti un artista, un genio delle forme, così conosciuta e apprezzata nell'isola non avesse cultura...

La domanda ricorrente di quei giorni era: "vorresti esser nave o porto?" con una lieve cadenza sprezzante finale visto che l'inquietudine era una componente che tutti avevano in comune.

Il destino o qualcosa di simile mi ha portato nella sua casa-studio, nave, come la chiama lui..
Il giardino era pieno di statue di donna dalle ampie forme, coi capelli al vento, composte da fili di metallo lucente.
C'era anche una porta in costruzione, enorme, di rame e vetro: allo stesso cardine erano agganciati la porta di vetro, grande, luminosa, con una maniglia sottile che visibilmente usciva dalla serratura e dal pomo rotondo, e la porta di rame di chiusura a due ante sovrapposte che permettevano di giocare coi punti di vista.
Il laboratorio era pieno di attrezzi di ogni tipo, oggetti sparsi ma ordinati, pochi spazi liberi, un grosso angelo piegato su se stesso che stringe tra le mani un cervello rosso .. metallo ovunque ..
Scoprimmo per puro caso che stavamo lavorando alla stessa cosa visto che la coppia a cui restauravo la casa si era rivolta sia al mio studio che a lui.

Raccontava della sua incapacità di costruire qualcosa di duraturo nella vita e di come, quando ha cercato di metter un motivo o un intento nelle sue opere, abbia passato una settimana sdraiato su un divano a riflettere senza quasi alzarsi ... fino al giorno in cui ha capito che se avesse pensato a cosa fare non sarebbe riuscito a far nulla..
Che ogni giorno i suoi equilibri si formano e si disfano, che, come tanti, è capitato nell'isola per vacanza e vi si è fermato... che il solo modo in cui riesce a vivere è intensamente e per farlo non si distrae dall'attimo che sta vivendo.
Così la vita è un susseguirsi di giorni e di eventi, non pretende di aver alcun significato, nessuna struttura...


Non vivo e non vorrei vivere così, ma stimo chi sinceramente si preoccupa di convivere con se stesso invece che nascondersi e reprimere il proprio modo di essere. Siamo diversi ed è una cosa meravigliosa.
Provo grande affetto per questo amico.

"nave, fino a quando non sarò convinta di aver trovato il luogo adatto per esser porto"


Querida S...
Que bueno sentirte respirar

Estoy bien
Cada dia mejor,

Beso GRAN GRAN!
Mucha suerte
Y no te pierdas

Julio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao cara mia, lascio un saluto sul tuo bloggino...

Io Matteo ha detto...

Mah...io ci penso spesso al binomio genio/sregolatezza. Mi chiedo se siano causa-effetto, una correlazione dovuta o se ci si adagi su esso per comodità (dell'artista e del fruitore). Discorso lungo e complesso, non mi sono mai dato una risposta, ma di una cosa sono sicuro: vorrei essere porto, in bottiglia, invecchiato almeno dieci anni ;)